Girolamo Moretti fu un religioso francescano conventuale nato a Recanati il 18 Aprile 1879 dotato di un particolare intuito e di una grande tenacia nella ricerca. Dedicò oltre 50 anni della propria vita allo studio sistematico della scrittura a mano e del comportamento grafico individuale. La sua formazione teologica e filosofica – ma soprattutto la sua umanità – orientarono le sue ricerche alla comprensione profonda della persona. Approfondì gli aspetti legati alle attitudini professionali, le relazioni tra scrittura e somatica per poi arrivare allo studio della scrittura dei bambini.

La sua prima opera “Manuale di grafologia” fu pubblicata nel 1914 con lo pseudonimo di Umberto Koch e da quell’inizio andò caratterizzandosi la grafologia morettiana.

1879 Nasce il 18 aprile a Recanati (Macerata) da Francesco Moretti e da Flavia Badurli. Terzogenito di 18 figli di cui 10 vissuti. A 7 anni inizia le elementari. In quinta viene bocciato e il babbo decide di metterlo come ragazzo di fatica presso il locale convento degli Agostiniani. Poco dopo ne esce e viene assunto da una filanda di seta dove si distingue subito per la sua abilità nell’apprendere il mestiere.

1894 Il 10 gennaio decide di farsi frate. Dopo avere insistito invano per essere accolto tra gli Agostiniani, viene accettato dai Frati Minori Conventuali a Montalto (Ascoli Piceno), dove, sotto la guida del Padre Alessandro Cesanelli, inizia l’anno di prova.

1895 L’8 ottobre emette la sua prima Professione e scende a Montottone (Ascoli Piceno) dove, sotto la direzione del Padre Pacifico Rabuini, frequenta gli studi ginnasiali.

1899 Il 4 dicembre emette a Montottone la sua seconda Professione religiosa.

1901-1902 Ospite del Collegio internazionale di Via S. Teodoro 42 in Roma, frequenta gli studi teologici presso l’Università Gregoriana. Il 26 luglio 1902 viene ordinato sacerdote.

1904-1905 Insegna matematica e storia nel liceo privato a Montelupone (Macerata), dove inizia lo studio sistematico della grafologia.

1905-1909 Svolge il suo ministero pastorale come Vice-Parroco a Mogliano (Macerata).

1909-1917 A Castelfidardo (Ancona).

Nel 1914 pubblica la prima edizione del suo Trattato di Grafologia, sotto lo pseudonimo Umberto Koch.

1917-1919 A Spoleto, Vice-Parroco.

1919-1924 A Bologna.

Nel 1920, presso l’ed. Zanichelli, pubblica la II edizione del Trattato, ancora sotto lo pseudonimo di Umberto Koch. Collabora con Il Resto del Carlino di Bologna. Gli viene offerta la possibilità di istituire una cattedra universitaria di grafologia, ma non accetta.

Collabora alla Nazione di Firenze.

Nel 1922, La Scena Illustrata di Firenze critica la sua grafologia somatica. Si dedica allo studio della fisiologia, ma lo abbandona quasi subito.

Il 31 dicembre 1923 decide di abbandonare completamente lo studio della grafologia perchè pensa che gli faccia perdere la pace interiore.

1924-1927 A Longiano, prima come insegnante poi come rettore del Seminario dell’Ordine.

Nel 1924, esce la III edizione del Trattato (Ed. Cappelli) Per la prima volta vi appone il suo vero nome.

Il 31 dicembre 1926 riprende lo studio della grafologia.

1927 Ai primi di marzo parte per Damasco (Siria) dove è inviato come direttore dI una scuola di quella comunità italiana.

Gli riesce impossibile acclimatarsi. Dopo neanche un mese, in aprile, viene colpito da una paresi alla parte sinistra del volto.

Alla fine di maggio riparte per l’Italia.

1928-1929 Nel giugno del 1928 viene trasferito a Montedinove (Ascoli Piceno) come rettore di un seminario dell’ordine.

1930 Ad Urbino, insegna filosofia nel seminario dell’Ordine.

1931-1934 A San Marino.

Nel 1931 l’editore Cappelli di Bologna pubblica la IV edizione del Trattato.

Nel 1932 inizia la pubblicazione di una rivista di grafologia “La psicografica” ma chiude dopo il primo numero. Collabora a Il Giornale d’Italia, a Il Giornale della Domenica, a un settimanale cattolico di Norimberga (Germania); gli viene offerta la collaborazione al Corriere della Sera e a La Domenica del Corriere.

Avvocati, giudici istruttori, presidenti di tribunali si rivolgono a lui come consulente tecnico su testamenti, firme di cambiali, lettere anonime.

A Rimini inizia gli esperimenti su analisi per compatibilità matrimoniale e sulle anonime.

1934-1935 Di nuovo a Castelfidardo.

Predica la Quaresima a Milano, nella chiesa del «Corpus Domini» dei Carmelitani. Con «La Prora» di Milano pubblica la V edizione del Trattato con il titolo «Virtù e difetti rivelati dalla grafologia».

1935-1940 Nell’ottobre del 1935 viene invitato nel convento di Montesampietrangeli (Ascoli Piceno) appena riaperto.

Nel 1937 inizia le pubblicazioni grafologiche sui vizi: Superbia-Avarizia (Osimo, Barùlli, 1937), Lussuria (Osimo, Barulli, 1938).

Nel 1938 viene accusato presso il Santo Ufficio; nel 1939 viene accusato presso la Curia Arcivescovile di Fermo.

1940-1959 Il 24 settembre 1940 viene trasferito a Mondolfo (Pesaro) dove rimane per oltre 20 anni.

Nel 1941 inizia la stesura della Grafologia somatica.

Dai superiori viene convinto a ripubblicare presso un editore di Bologna i primi due volumi dei Vizi.

Sempre nel 1942, l’editrice l’Albero di Verona pubblica Perizie grafiche su base grafologica. Nel 1944, ospite a Macerata della contessa Azzoni, tiene conferenze sulla grafologia. Per suggerimento della stessa, scrive l’autobiografia e ne termina la prima parte il 10 dicembre 1944.

Nel 1945 esce la prima edizione di Grafologia somatica (Verona, ed. Europa).

Nel 1947, ad opera dell’editrice Il Messaggero di S. Antonio (Padova), pubblica quattro opuscoli psicologico-morali: I)Alcuni tra gli infiniti «se» 2) Aforismi della saggezza 3) I «se» per gli empi e le anime traviate 4) I «se» per le anime pie.

Nel 1948 pubblica la prima edizione di Attitudini umane (Padova, Messaggero) e la VII edizione del Trattato (Padova, Messaggero) Nel frattempo tiene conferenze sulla grafologia a Portogruaro, Verona, Padova, Venezia, Bologna.

Nel 1949 esce la seconda edizione di Lussuria (Padova, Messaggero), e la prima edizione di Accidia-Gola (Padova, Messaggero).

Nel 1950, sempre ad opera dell’editrice Messaggero di Padova, pubblica la prima edizione di Ira-Invidia e la prima edizione di Menzogna.

Nel 1952 esce I Santi dalla scrittura (Padova, Messaggero) tradotto poi in cinque lingue (francese, inglese, olandese, spagnolo, tedesco).

Nel 1958, sebbene risieda ancora a Mondolfo, per l’insistente interessamento del p. Lamberto Torbidoni, allora Ministro Provinciale dei Frati Minori Conventuali delle Marche, apre ad Ancona lo Studio Grafologico «Fra Girolamo».

1959-1963 Alla fine del 1959, si trasferisce in Ancona.

Nel 1961 esce la seconda edizione di Grafologia somatica completamente rifatta e diversa an che nel titolo: Il corpo umano dalla scrittura (Ancona, Studio Grafologico «Fra Girolamo»).

Dal 18 al 20 dicembre 1961 presiede il Congresso Nazionale Italiano di Grafologia a Sestola (Modena). In quella occasione, il 20 dicembre, si costituisce l’Associazione Grafologica Italiana (A.G.I.) che si dà anche uno statuto.

Nel 1962 pubblica la prima edizione di La passione predominante (Ancona, Studio Grafologico «Fra Girolamo») e Scompensi, anomalie della psiche e grafologia (Ancona, Studio Grafologico «Fra Girolamo»).

Nello stesso anno viene pubblicato Poesie, un opuscolo di 64 pagine contenente una raccolta di composizioni degli ultimi anni.

1963 Muore ad Ancona il 24 luglio e viene sepolto nel cimitero di Mondolfo.

Asterischi Autobiografici

(da G. MORETTI, Chi l’avrebbe mai pensato, Autobiografie, Curia Prov. Frati Min. Conventuali, Ancona 1977)

AUTORITRATTO GIOVANILE

Era tale la mia sensibilità che, ad un racconto o ad una spiegazione, provavo, senza tuttavia esserne turbato e quasi in modo limpido, tutte le impressioni inerenti a quel racconto o a quella spiegazione; esse si manifestavano con colori variati nelle mie gote e mio padre restava sorpreso e contraddetto della mia sensibilità, attribuendola alla mia costituzione fisica che considerava non troppo robusta … Nonostante il mio sentimento cosi sensibile e delicato, avevo delle stranezze di cui la vittima spesso era mio fratello maggiore … ma egli mi voleva bene ed io gliene volevo con pari intensità …

Avevo la passione per il gioco … Dopo il gioco il mio animo era invaso da mestizia che mi rimuginava nell’intimo con una varietà e profondità di riflessioni delle quali soltanto più tardi ho potuto pensare il valore. Non sono stato alieno da birichinate delle quali ora mi dolgo; però mi piace sempre l’originalità con cui erano concepite … Attuavo cosi bene le mie canagliate che mai nessuno gettava su di me la colpa dei danni che ne derivavano. Non posso affermare che fossi contento delle mie malefatte perchè, nel compierle, provavo nello stesso tempo gusto e ripugnanza. Era uno sfogo della mia natura quasi come rivalsa alle ristrettezze della famiglia e per dover mangiare un pane raro e spesso di granoturco miscelato. Nonostante tutto mi piaceva andare in chiesa. (pp. 26 segg.).

POVERTÀ.

Quali insegnamenti ho tratto dalle difficoltà in cui versava la mia famiglia e come tali insegnamenti lavorarono nel profondo del mio cuore per prepararmi a penetrare, valutare e valorizzare le situazioni difficili della vita! Ecco perchè il povero, e solo il povero e il povero fin dalla tenera età, ha la potenza di scrutare psicologicamente l’uomo davanti alle difficoltà più dure. Alcuni vorrebbero sostenere che in questi casi c’è solo la disperazione, ma questa è una viltà mentre l’uomo è fatto per lottare contro ogni sorta di difficoltà. (p. 30).

PSICOLOGIA PRATICA

Ritengo che i frati, in special modo, abbiano a loro disposizione molti mezzi per approfondirsi nella psicologia pratica.

La vita del frate è una vera vita comune tra persone così disparate da poter dire che nella comunità ci siano i rappresentanti di tutti i temperamenti umani ed uno che ha del talento psicologico può far tesoro di quella esperienza. Spiego meglio il mio pensiero. La comunità dei frati è molto diversa da quella di un collegio, di un Seminario vescovile o di altre comunità. In queste situazioni gli individui conservano la propria personalità distinta, sia morale che intellettiva e finanziaria.

Nella comunità religiosa, invece, le diverse personalità si fondono o si dovrebbero fondere per raggiungere una vera unità. Il bene della comuntà religiosa consiste appunto nella fusione e si vede subito chi è causa di disgregazione e in tal modo impedisce il vero bene della comunità. La vita religiosa non pretende che i frati siano perfetti, ma che si sforzino di esserlo; la varietà dei temperamenti, prima di adattarsi a questa fusione ed arrivare all’unità, produce degli scontri di natura molteplice secondo la molteplicità dei temperamenti. Questo lavoro avviene davanti all’occhio dello psicologo religioso e per mezzo dell’introspezione e dell’esperienza, essendo anche lui non solo spettatore ma pure soggetto attivo della comunità. (p. 44).

POETA O PSICOLOGO

Mi ero messo in testa di essere poeta e forse ne ho la tempra, perchè la natura esercitava su di me una potente attrattiva. Il movimento e lo stormire di una foglia mi incantavano, il gorgheggio dell’usignolo, il monotono “chiù” dell’assiolo a notte fatta, il murmure dei pini, ecc. facevano vibrare i miei sentimenti senza che avessi la capacità di esternarli perchè non avevo a mia disposizione la ricchezza di linguaggio necessaria ad esprimere quello che sentivo. Mi accorgo ora chiaramente che andavo sempre a finire in concetti e discussioni psicologiche e perciò penso che, più che poeta, ero uno psicologo ed avrei fatto psicologia anche scrivendo poesie (p. 45)

CARITÀ FRATERNA?

Si era nell’epoca turbolenta del 1919 e fui invitato ad lmola per la predicazione della quaresima. Era cominciata da poco e un sabato sera mi trovavo fuori delta città a passeggio con il Vescovo. Un muratore, passando in bicicletta, mi diede un tremendo ceffone con la sua mano rude e rosa dalla calce. Per la sopresa e l’offesa perdetti il controllo di me stesso e corsi in cerca di un sasso per tirarglielo contro. Udivo come in sordina la voce del Vescovo che mi pregava: «Si calmi, padre, si calmi». Misi in pratica il Vangelo non rispondendo all’offesa, ma solo perchè non riuscii a trovare un sasso! (p. 67)

IMPRESSIONI DAI LUOGHI SANTI

Mi sembrava un sogno essere a Gerusalemme! Stanco del viaggio, passai la notte dormendo saporitamente. AI mattino il Padre Custode di Terra Santa ci concesse di celebrare la santa Messa sul Sepolcro di Nostro Signore. Non è possibile riferire quali sensazioni provai mentre celebravo. Mi sentivo ogni tanto dei brividi: erano palpiti di adorazione, di indegnità, di dedizione, di tenerezza.

Il giorno dopo celebrammo sul Calvario dove c’era un’immagine della Madonna cosi bella che la tradizione ritiene essere stata fatta da un angelo. Entrato già il giorno avanti in un clima di commozione intensa e pieno dei pensieri delle sofferenze del Signore, il cuore mi si intenerì in modo singolare da non poter frenare le lacrime. Qui con l’immaginazione vedevo la Vergine ai piedi della Croce ricevere su di sè il sangue del Figlio e tendere l’orecchio per ascoltare quelle parole che riguardavano Lei e noi. Vedevo la Madre santa che piangeva silenziosa in mezzo ad una turba di forsennati che nemmeno si accorgevano di Lei e tutto questo mi procurava una commozione inenarrabile (pp. 112-13)

DI FRONTE ALLA MORTE

Nell’ottobre 1945 morì, a trent’anni, il mio confratello e affezionato collaboratore P. Mariano Orlandoni.

La sera dello stesso giorno fu portato in chiesa e visitato continuamente dalla gente che nutriva per lui somma venerazione; lo consideravano tutti un santo.

Che il vecchio muoia dopo essere vissuto ed essersi logorato non fa meraviglia perchè tutti se lo aspettano, ma sconvolge che giovani protesi verso la maturità vengano troncati improvvisamente. Il morto era là, disteso nel mezzo della chiesa, con le mani incrociate sul petto e con il Crocifisso tra le dita, con le gote non più di rosa acceso come durante la vita, ma sbiancate. I visitatori erano esterrefatti, giravano silenziosi intorno al cadavere ed avevano le lacrime negli occhi.

lo non piansi come non piango mai nel grande dolore. Avrei voluto parlare al cimitero prima della tumulazione, ma avevo l’animo inaridito. Una sola cosa pensavo in quel momento: che padre Mariano non mi sarebbe stato più vicino (p. 157)

GIUDIZI

I pareri sulla mia abilità grafologica furono diversi; prevalsero spesso quelli che sostenevano trattarsi di un misto di sensitività, di cultura e di studio.

lo affermo che nel mio caso non si tratta di sensitività, ma solamente di intuito. Lo prova anche il fatto di essere riuscito a formulare un metodo ed a comunicarlo ad altri i quali, applicandolo, qualora abbiano la necessaria attitudine e l’adeguata competenza, ottengono risultati analoghi ai miei. Inoltre, si sappia sempre che alle intuizioni ho fatto sempre seguire un prolungato lavoro di verifica e di sperimentazione (p. 170)

FRATE GRAFOLOGO

Qualche volta, a Mondolfo, mi venivano dei dubbi se l’impegno grafologico fosse confacente con la vocazione del frate; padre Luisetto, mio amico e collaboratore, me li dissipava con pazienza e fermezza facendomi riflettere su tutto il bene che potevo fare illuminando le persone …

Questo periodo fu innegabilmente il più fecondo per la mia produzione grafologica perchè la quiete del convento di Mondolfo favoriva molto la concentrazione ed il lavoro, perchè le continue sollecitazioni di Padre Luisetto mi impegnavano sia ad utilizzare nella maniera migliore il tempo, sia a rispettare i programmi che insieme avevamo formulato. Ora più che mai capivo quanto fosse importante per me avere vicino una persona capace di organizzare efficacemente il mio lavoro e di sostituirmi in quella che è stata sempre la mia più grande lacuna, cioè di impostare e condurre una qualsiasi trattativa. Entrai allora in un clima di maggiore serenità e constatai come questa costituisca il primo ed in molti casi l’unico farmaco per la salute non solo psichica ma pure fisica. (pp. 172-75).