La grafologia è stata definita dai più insigni cultori con espressioni molto variate a seconda dell’intento specifico perseguito da ognuno di essi nel collocarla tra le scienze che si occupano della conoscenza dell’uomo. Tuttavia notiamo una sostanziale concordanza nel precisare che la grafologia serve a stabilire il rapporto tra la scrittura e la personalità individuale dello scrivente. La grafologia è stata definita dai più insigni cultori con espressioni molto variate a seconda dell’intento specifico perseguito da ognuno di essi nel collocarla tra le scienze che si occupano della conoscenza dell’uomo. Tuttavia notiamo una sostanziale concordanza nel precisare che la grafologia serve a stabilire il rapporto tra la scrittura e la personalità individuale dello scrivente.
I primi studiosi, come il Michon, hanno attribuito un valore preminente all’intuito nell’esame di scritture e perciò l’hanno definita «arte». In seguito, invece, si è lavorato per la scoperta e la sperimentazione di un metodo e di leggi che ne garantissero l’attendibilità scientifica e la comunicabilità. Si è pervenuti allora, con maggiore precisione e verità, a mettere in risalto il valore di «scienza sperimentale». Taluni hanno preferito parlare di psicologia della scrittura o psicografologia, ma sempre con il significato comune al termine grafologia, e cioè lo studio delle indicazioni psichiche che scaturiscono dallo scritto di una persona.
Girolamo Moretti, con l’atteggiamento proprio del ricercatore prudente, l’ha definita «Scienza sperimentale che dal solo gesto grafico d’uno scritto umano rileva le tendenze sortite da natura» (Trattato, 2013, p. 13). Il gesto grafico è per lui quello spontaneo, automatico, di chi non ha più bisogno di comandare coscientemente la propria mano nell’atto dello scrivere, in quanto l’abitudine lo ha portato ad un atteggiamento personale libero da ogni controllo. Il gesto grafico è, sempre secondo il Moretti, la personalità dello scrivente materializzata nella sua scrittura.
L’affermazione iniziale di Moretti ha trovato sviluppo e integrazione nelle ricerche successive, portate avanti da lui stesso e dei suoi discepoli. Gli studi hanno posto in evidenza che la scrittura si evolve con l’evoluzione dell’individuo in conseguenza delle sollecitazioni ambientali. Certamente le tendenze innate, risultanti da tutto il complesso genetico, sono la costituzione fondamentale che più direttamente e stabilmente incide nella singolarità grafica. Tuttavia non senza importanza sono le modificazioni e variazioni che gli stati momentanei producono nel gesto grafico, come pure le deformazioni o alterazioni provocate da tensioni eccessive o da stati patologici.
Altra definizione di indubbio valore espressivo consideriamo quella di Luigi Spotti: «La grafologia è la scienza che studia le leggi regolanti l’interdipendenza tra i fenomeni grafici e i fenomeni fisiopsichici». È qui meglio indicato il significato di scienza sperimentale attraverso la scoperta di leggi e di costanti che, sole, possono inserire la grafologia tra le discipline in cui le enunciazioni teoriche sono convalidate dalla verifica.
Secondo noi queste definizioni non sono esaurienti, perché non ne precisano pienamente la natura e la portata; quindi proponiamo la seguente: la grafologia è la scienza sperimentale che dalla espressione grafica naturale dello scrivente ne rileva la personalità psicofisica con le componenti intellettive, tendenze temperamentali, attitudini professionali, costituzione somatica, predisposizioni morbose, congenite e in atto.
La scrittura è movimento e costituisce un aspetto dell’attività espressiva dell’uomo. Come tale impegna non solamente la mano e le dita, ma richiede la partecipazione di tutta la persona che vi canalizza le proprie energie coscienti ed incoscie. Nella sintesi delle forze che conducono al gesto grafico confluiscono, infatti, l’intelligenza che formula il pensiero, la volontà per la decisione dell’atto esecutivo, il sistema neuromuscolare e tutta l’organizzazione psichica della persona per la strutturazione individualizzata del segno grafico.
L’affermazione fatta appare ovvia non appena consideriamo che il segno, così come si evidenzia sulla carta, costituisce la proiezione oggettivata di un movimento dinamicamente definito come gesto grafico. La sua caratteristica va individuata nella spontaneità; non possiamo infatti parlare di gesto grafico propriamente detto se non quando esso è libero da condizionamenti sociali come il modello della scuola e da inibizioni coscienti rappresentate dal controllo razionale sul grafismo presente, ad esempio, nella imitazione del modello standard o nell’atto di alterare volutamente la propria scrittura. Il gesto grafico si situa nell’ambito delle forme di comportamento apprese e rese automatiche dall’esercizio, forme che nell’uomo costituiscono la maggior parte delle manifestazioni cosiddette volontarie. Sono volontarie perché fondamentalmente dipendono dalla volontà, quanto alla decisione esecutiva, mentre le modalità di esecuzione, pur essendo inizialmente controllate dalla coscienza, diventano inconscie gradualmente attraverso la ripetizione.
Se noi osserviamo, ad esempio, l’atto di camminare, ci accorgiamo che in condizioni di normalità esso non rimane sotto il dominio della volontà se non per la sua determinazione generale di spostarsi da un luogo ad un altro. Il movimento specifico della deambulazione, il superamento o l’aggiramento di ostacoli, il calcolo delle distanze e delle altezze e la relativa adeguazione del passo sono fenomeni che raramente raggiungono il livello della coscienza. Anzi possiamo notare che, quando sopravviene il controllo di questa, il movimento stesso diventa più lento e meno sicuro.
Inoltre è di osservazione quotidiana la distinzione del modo di camminare di una persona da quello di un’altra. Il ritmo, la lunghezza del passo, il modo di porre il piede, caratteristici gesti di accompagnamento, movimenti collegati del corpo e delle braccia, sono propri di ogni individuo e ci permettono di giungere ad identificare una persona dal suo modo di camminare.
Un fatto analogo, anche se più complesso per l’alta elaborazione del movimento, avviene nella scrittura. Le principali note comuni a queste diverse manifestazioni comportamentistiche sono le modalità subcoscienti di esecuzione e la individualità dell’atto esecutivo. Sono due aspetti interdipendenti in quanto la individualizzazione si manifesta gradualmente fino a raggiungere la piena espressione quando il movimento viene eseguito automaticamente. L’analisi dei dinamismi, che vi si sottintendono, ci riporta alle componenti biologiche e fisiopsichiche della persona, poiché tutte contribuiscono a rendere il comportamento sopra descritto un autoconscio individualizzato.
Il motivo di fondo di tale fenomeno deriva dalla strutturazione singolare che contraddistingue ogni essere umano. La base delle differenze che la caratterizzano va ricercata nei precedenti ereditari di ciascun uomo e nella condizione ambientale in cui egli si è sviluppato. È noto che il patrimonio genetico è proprio ed esclusivo di ogni individuo e differisce da quello di qualsiasi altro a causa della illimitata varietà di combinazioni geniche possibili in un organismo complesso come quello umano.
La grafologia, che si propone di risalire dallo scritto alla personalità dello scrivente, trova la propria validità psicodiagnostica in queste considerazioni di fondo. Giustamente affermano il Pulver (Symbolik der Handschrijt, Zurich, Orel Verlag, 1931 (trad. it. La sjmbologja della scrittura, Torino, Boringhieri, 1983, p. 8) che l’uomo «con la sua scrittura fa il proprio ritratto» ed il Klages (Handschrijt und Charakter, Bonn, Bouivier, 1956, p. 1) che la grafia è «segno permanente e oggettivo del movimento personale di chi scrive», mentre Vels (La seleccion de personal y el problema humano en las empresas, Barcellona, Ed. Luis Miracle S. A., 1970, p. 70) a sua volta osserva «La grafia è come un encefalogramma naturale in cui si registrano i diversi cambiamenti di onde, la frequenza, la direzione, l’intensità, la forma e molti altri aspetti direttamente misurabili, della nostra personalità… In essa possiamo osservare, come in un film, le diverse manifestazioni delle nostre forze psichiche, delle nostre attitudini, del nostro temperamento, carattere e personalità».
Ed è proprio in base al valore che la distingue che la scienza grafologica viene largamente usata per orientamento professionale su richiesta di aziende industriali e commerciali, di istituti bancari, che nell’esame grafologico trovano un sussidio prezioso per capire le migliori attitudini delle maestranze e la loro possibilità di adattamento ad un certo tipo di lavoro. Associazioni e istituti grafologici in vari paesi – specie in Germania, in Francia, negli Stati Uniti, in Spagna, in Italia – svolgono da decenni un intenso lavoro di consulenza per esami attitudinali, per orientamento scolastico, per aiutare psicoterapeuti a capire la vera struttura di pazienti in cui si riscontrano disturbi funzionali. Pure di notevole significato è il ricorso alla grafologia per procedimenti giudiziari, che hanno come oggetto l’autenticità di documenti manoscritti. In questo settore ovviamente la grafologia non è utilizzata per investigare la psiche dei soggetti, ma solo per individuare le peculiarità gestuali soggiacenti agli scritti da comparare e quindi per stabilire se questi provengono da una stessa mano o da mani diverse, considerato che grafologicamente ogni scrittura è diversa da ogni altra e ogni mano lascia la propria impronta anche nelle situazioni estreme di autodissimulazione e/o di imitazione della scrittura altrui.
da Lamberto Torbidoni e Livio Zanin Grafologia testo teorico pratico, Brescia, La Scuola, 2014