P. Lamberto Torbidoni nasce il 24 giugno 1921 da Ernesto ed Adele Luchetti, una famiglia numerosa, laboriosa e serena. Nel 1932 entra nel seminario di Montottone e vi frequenta la scuola media. Prosegue i suoi studi a Montedinove, Urbino ed Osimo, ove il 16 aprile 1944 viene consacrato sacerdote.

Il Religioso

Una persona positiva e propositiva; al di là della forza del suo carattere, ha sempre seminato speranza e ha saputo fare della sua vita un gioioso servizio ai fratelli. La sua intelligenza caratterizzata da non comu­ne capacità intuitiva, la sua naturale predisposizione alla condivisione ed alla amicizia, la sua determinazione di fronte alle difficoltà o ai problemi della vita e della evoluzione storica degli eventi lo hanno aiutato a concretizzare in maniera costruttiva e dinamica la sua vocazione francescana e sacerdotale, oltre che il suo servizio specifico al mondo della cultura tramite la sua specializzazione grafologica.

I suoi primi anni come sacerdote li ha spesi al servizio della comunità parrocchiale di Palombella e S. Francesco delle Scale (Ancona), in un ambiente per nulla facile ma, per lui, terreno prezioso dove mettere in atto tutta la sua capacità umana di coinvolgimento e di condivisione. Alcuni aneddoti di quei tempi sono giunti a noi come testimonianza di una gran­de passione per la gente e per il Regno di Dio. Nasce in quegli anni l’immagine del p. Lamberto uomo popolare, che si perde in mezzo alla gente, coinvolto nella dinamica concreta e nelle difficoltà quotidiane del popolo a lui affidato.

Il suo servizio pastorale è ad ampio raggio: cappellano dell’Onarmo, assistente diocesano dei lavoratori cattolici e presso la Ditta Angelini come cappellano degli operai. E’ rimasto sempre entusiasta di quel periodo e, dai suoi racconti, si percepiva la grande passione per l’uomo e il desiderio che tutti arrivassero, tramite l’incontro con una esperienza “adulta” della fede, alla autentica liberazione interiore. La grande responsabilità della Chiesa di fronte alle dinamiche sociali furono assunte dal p. Lamberto in prima persona e divenne una grande sfida per la sua vita di uomo e di sacerdote francescano.

Molti legami umani nati nel periodo delle sue attività pastorali sono continuati fino agli ultimi giorni della sua vita. Questo testimonia che il tipo di semina effettuata era davvero caratterizzata da straordinaria ricchezza e fecondità. Ancora in giovane età, il p. Lamberto viene chiamato al governo della Provincia religiosa dei Frati Minori Conventuali delle Marche. Non deve essere stato facile per il nostro amato fratello passare a questo particolare servizio: un compito decisamente complesso.

Per due mandati, ed un totale di sei anni, come Ministro Provinciale accompagna il cammino dei fratelli, con lo stile di sempre, accoglienza e fraternità. La concretezza della vita fu sempre il criterio che scelse come caratteristica nel porsi davanti alle situazioni della vita comunitaria.

 

Il grafologo

Ha dedicato quasi 50 anni della sua vita alla grafologia. Discepolo e collaboratore del P. Moretti, ne raccolse l’eredità e ne assunse la responsabilità alla morte del maestro. Fondatore e direttore dell’Istituto Grafologico “Girolamo Moretti”, ne guidò l’attività per quasi 30 anni e ne trasferì la sede ad Urbino. Si adoperò per l’apertura di una scuola di grafologia presso quell’università, ove i corsi iniziarono nel 1977 ed egli vi tenne lezione fino al 1993.

All’attività didattica affiancò quella professionale di consulente grafologo presso aziende e tribunali. Numerosi sono i suoi articoli pubblicati sulla rivista ‘Scrittura’ da lui fondata nel 1971 e diretta fino al 1984. Ma non è solo l’alunno che ripete le lezioni imparate in classe, elabora l’intuizione morettiana, la personalizza e la rende popolare. Il suo lavoro principale, Grafologia. Testo teorico-pratico, realizzato in collaborazione con p. Livio Zanin, pubblicato dall’Editrice La Scuola di Brescia nel 1974, è oggi punto di riferimento a livello internazionale; la sua popolarità nel settore è testimoniata dalle numerose edizioni, la sesta nel 2001, e traduzioni che dell’opera sono state effettuate: francese, spagnolo, inglese.

 

P. LAMBERTO TORBIDONI

Nato a Chiaravalle (AN) il 24 giugno 1921 da Ernesto e Adele Luchetti Entrato nell’Ordine a Montottone il 10 ottobre 1932

Professo temporaneo in Montedinove (AP) il 26 ottobre 1938 Professo solenne in Osimo il 10 novembre 1942

Ordinato sacerdote in Osimo (AN) il 16 aprile 1944

Residente a Montottone (1944-1946), San Benedetto del Tronto (1946­1947), Ancona-Palombella (1947-1955), Ancona-San Francesco alle Scale (1955-1967), Urbino (1967-1994), Osimo (1994-2004)

Ministro provinciale (1955-1961)

Custode della Custodia Anconetana (1949-1952)

Guardiano dei conventi di Ancona-San Francesco alle Scale (1961-1964),

Urbino (1984-1985)

Insegnante di religione presso l’Istituto magistrale di Ancona (1952-1955)

Cappellano dell’Onarmo (1953-1967) e della Ditta Angelini di Ancona, As­sistente diocesano del Movimento Lavoratori

Parroco in Ancona-Palombella (1947-1955) e Campocavallo di Urbino (1975-1990)

Fondatore (1958) e direttore dell’Istituto Grafologico “Girolamo Moretti” (1963-1982), e della rivista Scrittura (1971-1982). Docente di grafologia presso l’Università di Urbino (1977-1993). Autore di numerose pubblicazio­ni grafo logiche

Morto presso l’Ospedale “Santa Casa” di Loreto il 24 aprile 2004

Il rito funebre è stato celebrato il 26 aprile a Osimo, nella Basilica Santua­rio di San Giuseppe da Coperti no. La concelebrazione è stata presieduta da S. E. Mons. Oscar Serfilippi, OFMConv, vescovo di Jesi

Sepolto nella tomba dei frati nel cimitero di Osimo

Con la confidenza di sempre (frammenti di vita)

di Fermino Giacometti (in Scrittura 129/130 2004)

Padre Lamberto Torbidoni. Quando sentii per la prima volta il suo nome era l’ottobre del 1955. Da qualche mese era Ministro Provinciale dei frati minori conventuali delle Marche ed io stavo iniziando la mia esperienza di studente del seminario minore di Montottone (AP). Lo conobbi di persona qualche mese più tardi.

Piccolo di statura, vivace per temperamento, spontaneo e aperto nei rapporti interpersonali anche nei confronti di noi ragazzi. Chissà perché, cominciò subito a scambiarmi con un altro compagno di classe. Una difficoltà a distinguerci (forse noi due ragazzi ci rassomigliavamo un po’) che continuò alcuni anni a creare situazioni simpatiche in cui i suggerimenti pensati per l’uno venivano proposti all’altro.

Ci ritrovammo insieme per avviare un cammino veramente comune un po’di anni dopo, nel 1966.

Ero tranquillamente impegnato (si fa per dire!) negli studi di Teologia presso la Facoltà S. Bonaventura di Roma, quando il Ministro Provinciale del tempo ritenne opportuno che mi dedicassi anche allo studio della grafologia. Dal 1966 trascorrevo ogni estate nello studio “G. Moretti” ad Ancona lavorando fianco a fianco con padre Lamberto che mi introduceva pian piano nei meandri di questa disciplina per me, allora piuttosto scettico, alquanto insignificante e di dubbia utilità.

Ricordo un piccolo avvenimento accaduto proprio nei primi giorni della mia presenza nello Studio. Mi parlava con entusiasmo della potenzialità della grafologia per un servizio alla persona. Come accade talvolta, anche oggi, fu immediata la mia reazione di sottoporgli la mia scrittura, ben consapevole della conoscenza sommaria che aveva di me. Forse non aspettava altro, perché lasciò subito la scrittura che stava studiando e mi fece un’analisi così puntuale ed approfondita che ancora oggi a distanza di tanti anni la considero come uno dei miei momenti più significativi per la conoscenza di me stesso. Sempre piuttosto cauto allora conclusi che forse la grafologia poteva servire a qualcosa. Fino al 1970 trascorsi le mie estati con lui approfondendo lo studio della scrittura e partecipando alle sue attività pastorali; l’accompagnavo spesso negli incontri con gli operai nella azienda farmaceutica di cui era cappellano, collaboravo con lui alla preparazione dei campi scuola per i giovani lavoratori cristiani e vi partecipavo attivamente avviando, così, anche la mia formazione pastorale per il mio futuro servizio sacerdotale.

Appena conclusi gli studi di teologia fui destinato ad Urbino, dove l’anno seguente (1970) iniziò quella stupenda avventura che, guidata da lui per tanti anni, coinvolse insieme a me altri confratelli e poi, via via, un numero di collaboratori laici sempre più ampio: affrontare la sfida dell’ approfondimento e della definizione scientifica, della formazione sociale e professionale della grafologia.

Era un’eredità che padre Lamberto aveva avuto da padre Girolamo Moretti esso il quale, affiancandosi al padre Giovanni Luisetto che da tempo era il pungolo e l’editore di padre Moretti, aveva collaborato particolarmente negli ultimi anni vissuti da padre Girolamo Moretti ad Ancona.

Alla morte di questi, se ne era fatto carico in prima persona nonostante la sua sensazione di inadeguatezza a gestire il patrimonio culturale scientifico e professionale del Maestro. Non per nulla a pochi mesi di distanza dalla sua scomparsa padre Lamberto dovette superare un difficile momento di affaticamento che lo tenne lontano dallo Studio “Fra Girolamo” (così inizialmente si chiamava) per oltre mezzo anno.

Si formò pian piano attorno a lui una piccola équipe di collaboratori e, grazie anche alla presenza stimolante del prof. Giancarlo Galeazzi che già allora, con la dedizione ad una disciplina non apprezzata dal mondo culturale qual era la grafologia, mise in gioco la sua reputazione di studioso noto in Italia e all’estero per la sua profondità e ampiezza di pen­siero nelle scienze filosofiche e pedagogiche, prese il via un progetto ambizioso di ampliamento e qualificazione dello Studio grafologico morettiano. Dal marzo del 1970 si avviarono anni entusiasmanti di lavoro e di iniziative che guardando oggi il cammino fatto ed il lavoro svolto, appaiono frutto di una consapevolezza progettuale ricca e tenace ma anche un po’ “pazza” dato il numero ridotto degli operatori.

Sotto la guida dinamica e prudente insieme a padre Lamberto furono gli anni in cui il neonato Istituto Grafologico G. Moretti (fu fondato con questo nome in una riunione di una decina di persone tenutasi ad Ancona nel marzo del 1970) differenziò i suoi settori di impegno (informazione grafologica, formazione di grafologi competenti, pubblicazioni scientifiche e divulgative, consulenza) attivando per ciascun settore iniziative che pian piano si resero noti in Italia e all’estero. Furono gli anni delle conferenze, seminari, corsi informativi; gli anni dell’avvio di Scrittura cui successivamente si aggiunse Scienze Umane & Grafologia, della elaborazione di Che cos’è la grafologia, di Grafologia. Testo teorico pratico, dei convegni nazionali e degli interventi a quelli internazionali (a partire da Madrid 1973) che continuano ancora oggi; gli anni della progettazione e dell’avvio della Scuola superiore di studi grafologici che subirà nel tempo varie trasformazioni fino all’attuale laurea in tecniche grafologiche; gli anni in cui fu necessario creare sia una metodologia di insegnamento che un corpo di strumenti formativi attraverso la compila­zione di dispense scolastiche via via rielaborate e poi generalmente edite in volumi che costituiranno nel tempo una vera e propria biblioteca grafo logica ben documentata e scientificamente fondata. Dalla riservatezza e in un certo senso, segretezza del “laboratorio” del grafologo “artista o quasi divinatore” (immagine prevalente fino a non molti anni fa nell’opinione pubblica italiana) si passò ad un dialogo e insieme confronto critico, ma sempre costruttivo, con le diverse scienze umane, sia attraverso un rapporto quotidiano con studiosi e professionisti sia attraverso i momenti strutturali dei Convegni interdisciplinari nazionali e internazionali.

Padre Lamberto fu sempre l’anima di questa vitalità con risultati fortemente incisivi per la definizione e la qualificazione scientifica ed etica degli studi e della professione grafologica.

È interessante notare come una linea unitaria abbia sempre collegato i diversi campi in cui ha espresso la sua personalità di uomo, religioso, sacerdote e studioso. Prima come parroco poi come Ministro Provinciale del suo Ordine nelle Marche, quindi come assistente religioso degli operai, giovani e non, nelle aziende e nei gruppi ecclesiali infine come grafologo: questa linea può essere indicata nel concetto di servizio umano e spirituale, alla crescita e armonizzazione globale della persona.

Quando ormai un po’ stanco lasciò la presidenza dell’Istituto grafologico e la direzione della Rivista Scrittura non rinunciò a portare avanti questo orientamento, nell’indicare le linee di sviluppo della ricerca grafologica come nella attività di formazione accademica dei grafologi e nella consulenza.

Nel 1994 chiese a me, che allora avevo a mia volta la responsabilità di Ministro provinciale, di essere sollevato dall’ impegno grafologico che aveva costituito per quasi 40 anni l’ambito principale della sua azione

culturale, professionale e pastorale. Molte cose erano cambiate. La Scuola superiore di Studi grafologici era divenuta Corso di diploma universitario e procedeva verso la strutturazione in Corso di laurea. Diminuito il numero di religiosi impegnati nell ‘Istituto grafologico vi era cresciuta una qualificata presenza di grafologi laici che condividevano, e condividono tuttora, le linee ispiratrici dell’azione dell’Istituto. Gli studi si sviluppano e differenziano gli orientamenti di ricerca.

Egli sentiva un po’ la stanchezza, per i lunghi anni di attività; e la fatica per seguire adeguatamente i continui sviluppi delle dinamiche a cui a suo tempo aveva dato impulso. Ma ciò non gli impedì di essere sempre, fino alla fine, attento al dibattito grafologico cui ha partecipato portando il suo contributo tenacemente coerente con i principi che guidavano il suo servizio e orientato il cammino dell’Istituto Grafologico G, Moretti. Un contributo sempre puntuale, opportuno e significativo.

Ad Osimo, mentre continuava l’attività di consulente, anche se con ritmi meno intensi, poté, come era sempre stato suo desiderio, dedicarsi con maggiore ampiezza di tempo alla meditazione, all’azione pastorale nel santuario di San Giuseppe da Copertino e soprattutto al servizio di formazione dei giovani aspiranti alla vita francescana. Ad essi poteva offrire la sua ricca esperienza di religioso, di sacerdote attento alle esigenze umane e spirituali delle persone, la sua competenza di consigliere, proteso alla ricerca del bene integrale dell’uomo, e di grafologo esperto, fine e rispettoso indagatore della interiorità individuale. Un servizio di cui gioiva ed al quale si dedicava totalmente, dimentico dell’affaticamento legato all’avanzare dell’età.

Padre Lamberto Torbidoni. È difficile per me sintetizzare la mia lunga esperienza di vita al suo fianco e, posso dirlo con verità, in profonda comunione fraterna con lui. Non c’era tra noi dipendenza pedissequa di idee, un confronto dialettico a volte vivace eppure sempre aperto, confidenziale, spontaneo. Le diversità erano affrontate in funzione di nuove sintesi, nuove prospettive. Quante volte i dialoghi, le discussioni, gli scambi di idee si prolungavano con naturalezza dagli studi dell’Istituto alla mensa che raccoglieva la comunità dei frati (quasi tutti impegnati nella grafologia) alla quale si univano spesso i collaboratori provenienti dalle diverse parti d’Italia e dall’estero. Mi accadeva talvolta di isolarmi psicologicamente dai discorsi che si facevano e di commentare tra me e me: «Se venisse qui ora un estraneo al mondo della grafologia ci considererebbe un gruppo di pazzoidi che discutono di cose incomprensibili come gli Angoli A e la disuguaglianza metodica». In fondo questa era la caratteristica dell ‘Istituto che padre Lamberto aveva promosso: la grafologia entrava nella vita quotidiana, si amalgamava con essa e da questo amalgama traeva ispirazione, spunti e stimoli per la ricerca, l’impegno formativo alla professione, la qualificazione etica e scientifica del servizio di consulenza.

Per me padre Lamberto è una persona, un fratello che nella mia vita c’era e continua ad esserci. Mi è difficile pensare che non ci sarà più. Ed in fondo, mi dico spesso che quando il pensiero mi ritorna alla sua scomparsa, egli continuerà ad esserci perché mi rimane, ci rimane, il modello di religioso, sacerdote, grafologo che egli ha incarnato e che ci ha lasciato in eredità. Una eredità veramente preziosa!