Circa quarant’anni dopo il tentativo di Girolamo Moretti che, nel 1932, nella Repubblica di San Marino, fondò La Psicografica (di cui però uscì soltanto il primo numero), l’Istituto fondò nel 1971 Scrittura. Rivista di problemi grafologici.

L’intento era quello di diffondere e valorizzare quanto Moretti aveva scritto nei  suoi libri, di riprendere i contatti con i collaboratori del maestro, di far conoscere la grafologia scientifica a una più larga cerchia di interessati e di studiosi. Dal 1971 al 1974 ebbe periodicità quadrimestrale e successivamente divenne trimestrale fino al 2011 per poi ritornare quadrimestrale assumendo una nuova veste grafica con il numero 100 (1996) ulteriormente rinnovata con il n. 157 (2011), nel 2018 diventerà semestrale.

 

La Rivista costituisce, ormai da 50 anni, un significativo punto di riferimento nel panorama nazionale ed è apprezzata anche all’estero per il contributo offerto sia all’approfondimento di temi teorici che alla ricerca sperimentale, con particolare attenzione alla metodologia morettiana, ma aperta anche ai contributi di altri sistemi morettiani. Ha ospitato scritti di circa 500 autori, ha recensito più di 550 opere (di grafologia e non), ha puntualmente segnalato gli indici di altre riviste grafologiche, ha presentato più di 200 analisi grafologiche con l’indicazione dei segni, centinaia di esempi di scrittura e migliaia di informazioni. Costituisce una preziosa fonte di conoscenza, di ricerca e di studio.

Fondata e diretta da Lamberto Torbidoni (1971-1981) successivamente diretta da: Fermino Giacometti (1982-1992). Pacifico Cristofanelli (1993-2010).

Direttore: Carlo Merletti (2011-   )

Scrittura è nata, nel 1971, come strumento di:

  1. Informazione approfondita sulla identità della disciplina grafologica, per favorire una retta e oggettiva compensazione della grafologia morettiana in particolare contro la presenza nel tessuto sociale e culturale italiano di idee e giudizi che promuovevano, all’epoca e non solo, visioni assurde e distorte della disciplina (di volta in volta assimilata all’arte o alle discipline esoteriche), o confuse quasi che la grafologia fosse soltanto una tecnica di studio univoca o, ancor più semplicemente, attività legate alla capacità intuitive del grafologo, perciò priva di fondamenti scientifici.
  2. Formazione di base per chi voleva avvicinarsi in maniera consapevole, seria e oggettiva allo studio del comportamento grafico.
  3. Divulgazione della grafologia morettiana quale metodo scientifico a servizio del benessere e del ben-agire della persona.
  4. Riflessione comparata sulle caratteristiche proprie delle diverse impostazioni teorico/metodologia che operavano, e operano, a livello internazionale allo scopo di superare la tendenza, allora molto presente e ancora non del tutto superata, a strutturare visioni sincretiche che, prescindendo dalle impostazioni teoriche proprie delle diverse scuole, miravano a mescolare, in maniera molto superficiale, contributi provenienti dall’uno e dall’altra scuola. Chiarire l’identità di ogni posizione aveva l’obiettivo (ambizioso) di promuovere l’interdisciplinarità intra-grafologica allo scopo di favorire un migliore e integrato dialogo tra le scuole grafologiche scientificamente e metodologicamente corretto e autenticamente creativo di conoscenza.
  5. Luogo e strumento per avviare un aperto dialogo interdisciplinare con le altre scienze dell’uomo allo scopo di superare l’isolamento culturale che caratterizzava la grafologia nel contesto delle scienze dell’uomo. C’è da dire che in questa prospettiva inizialmente ciò che prevaleva era l’atteggiamento di “ascolto” da parte della grafologia nei confronti delle altre discipline interessate, inconsapevolmente c’era il bisogno di imparare da esse, assumendo un atteggiamento di studio connotato dalla sensazione che la grafologia fosse in posizione subordinata, a cominciare dalla dipendenza epistemologica, cioè dalla percezione che la grafologia dovesse identificare la propria scientificità “in relazione a … (in particolare la psicologia)” e non fosse in grado di godere di uno statuto autonomo. Tutto questo veniva affrontato in Scrittura con un linguaggio che, senza scadere nel banale e nel semplicistico, fosse accessibile a persone di livello culturale medio, evitando accuratamente di cadere in linguaggi specialistici e tecnicamente raffinati. Chiarezza, precisione e semplicità erano i criteri indicativi sistematicamente per l’elaborazione dei contributi.

Così si è sviluppata una storia  quella di Scrittura, che può essere definita progressiva (per la graduale crescita dei contributi in contenuti, criteri propositivi connotati da una sempre maggiore scientificità metodologica e strutturale, fedele (Scrittura non ha mai mancato l’appuntamento editoriale programmato) e continuo nel tempo (sta per celebrare il 50° anno della sua fondazione).